Tra qualche anno nel mare ci saranno più bottiglie che pesci.
Il dato preoccupante è che la maggior parte della plastica che finisce in mare non la vediamo: viene ingerita dai pesci e arriva fino ai nostri piatti.
Una parte delle 8 tonnellate di plastica che finiscono nel mare la vediamo ogni giorno sulle spiagge o riunite nelle 5 isole di rifiuti in giro per il mondo sottoforma di contenitori, sacchetti, bottiglie, giochi, elettrodomestici, stoviglie e piatti.
Un’altra parte, la più consistente, invece, non la vediamo: si tratta di micro frammenti di plastica che si staccano dai detriti per effetto del sole e che vengono ingeriti dai pesci che li scambiano per cibo.
Ciò significa che ogni volta che mangiamo tonno, pesce spada, sgombro, spigola, granchi, cozze, ecc, siamo a rischio contatto con questi agenti dannosi.
Se si pensa che tra le acque più inquinate d’Europa ci sono quelle del Mediterraneo e che una ricerca dell’Università delle Marche ne hanno trovato tracce in almeno il 30% del pescato dell’Adriatico, si può capire il rischio che contiene per l’uomo il pesce che arriva nei nostri piatti.
Il dato preoccupante è che la maggior parte della plastica che finisce in mare non la vediamo: viene ingerita dai pesci e arriva fino ai nostri piatti.
Una parte delle 8 tonnellate di plastica che finiscono nel mare la vediamo ogni giorno sulle spiagge o riunite nelle 5 isole di rifiuti in giro per il mondo sottoforma di contenitori, sacchetti, bottiglie, giochi, elettrodomestici, stoviglie e piatti.
Un’altra parte, la più consistente, invece, non la vediamo: si tratta di micro frammenti di plastica che si staccano dai detriti per effetto del sole e che vengono ingeriti dai pesci che li scambiano per cibo.
Ciò significa che ogni volta che mangiamo tonno, pesce spada, sgombro, spigola, granchi, cozze, ecc, siamo a rischio contatto con questi agenti dannosi.
Se si pensa che tra le acque più inquinate d’Europa ci sono quelle del Mediterraneo e che una ricerca dell’Università delle Marche ne hanno trovato tracce in almeno il 30% del pescato dell’Adriatico, si può capire il rischio che contiene per l’uomo il pesce che arriva nei nostri piatti.